Robert Boyle: dominio e limiti della filosofia naturale

«Tutto ciò che ho cercato di fare nella spiegazione di quanto accade tra i corpi inanimati, è mostrare, che, supponendo che in origine il mondo sia stato creato e che sia continuamente conservato dalla saggezza e dalla potenza di Dio; e supponendo il suo concorso generale al mantenimento delle leggi che egli ha stabilito in esso, i fenomeni, che mi sforzo di spiegare, possono essere risol­ti meccanicamente, ossia, con le affezioni meccaniche della materia, senza ricorrere all’avversione della natura per il vuoto, alle forme sostanziali, o ad altre creature immateriali. E quindi, se ho mostrato, che i fenomeni, che ho cercato di spiegare possono essere risolti con il movimento, la dimensione, la gravità, la forma, e altre affezioni meccaniche delle piccole parti dei fluidi, ho raggiunto il mio obiettivo; il che non significa dimostrare, che nessun angelo, o altra creatura immateriale non possa intervenire in questi casi; poiché riguardo a simili agenti, tutto ciò che ho bisogno di dire, è, che nei casi proposti non abbiamo alcun bisogno di ricorrere a essi».

R. Boyle, An Hydrostatical Discourse occasion’d by some Objections of Dr. Henry More against some Explications of New Experiments (1672), tr. it. da R. Boyle, The Works of Robert Boyle, ed. by M. Hunter and E.B. Davis, 14 voll., Pickering & Chatto, London 1999-2000, vol. 7, p. 179.

 

«Difendo solo una filosofia tale che si occupi solamente delle cose puramente materiali e che distingua tra la prima origine delle cose e il successivo corso della natura; e che riguardo alla prima, insegni non solo che Dio conferì il movimento alla materia, ma che in origine egli guidò i vari movimenti delle sue parti, (dotate dei principî seminali e delle strutture o modelli delle creature viventi,) in modo da organizzarle nel mondo che egli aveva progettato doves­sero formare, e stabilì quelle regole del movimento e quell’ordine delle cose materiali che noi abitualmente chiamiamo leggi di natura. E avendo detto ciò a proposito della prima, riguardo all’ultimo si può ipotizzare che una volta che Dio ebbe dato forma all’universo, e che le leggi del moto furono stabilite e ogni cosa ebbe il sostegno del suo concorso incessante e della sua provvidenza generale; i fenomeni del mondo così costituiti, sono prodotti fisicamente dalle affezioni meccaniche delle parti di materia, e dall’azione delle une sulle altre in conformità alle leggi meccaniche».

R. Boyle, The Excellency and Grounds of the Mechanical Hypothesis (1674), tr. it. da R. Boyle, The Works of Robert Boyle, ed. by M. Hunter and E.B. Davis, 14 voll., Pickering & Chatto, London 1999-2000, vol. 8, pp. 103-104.