Io propongo di prendere in modo assolutamente serio l’idea che è davvero la Mente del Creatore che soggiace sotto il profondo ordine dell’universo. L’irragionevole efficacia della matematica, l’inaspettata consonanza tra la ragione interna delle nostre menti e la ragione esterna del mondo fisico possono poi essere comprese come conseguenza del fatto che le nostre abilità mentali e la struttura delle leggi della natura hanno un’origine comune nella razionalità di Dio, che è la causa dell’esistenza sia della natura umana che del mondo fisico che noi abitiamo. A mio parere, la scienza è possibile nel modo profondo in cui essa ha dimostrato di essere, precisamente perché l’universo è una creazione e noi siamo – per usare una frase antica e forte – creature fatte a immagine del nostro Creatore. Questo modo di affrontare l’intelligibilità dell’universo rappresenta una forma riveduta e corretta di teologia naturale. Questa recente disciplina è il tentativo d’imparare qualcosa di Dio attraverso il comune esercizio della ragione e l’osservazione del mondo, completando e contrastando l’approccio della teologia “rivelata”, la quale fa invece riferimento a specifici atti di manifestazione divina, che si crede si siano verificati nel corso della storia. Ritengo che un’adeguata teologia debba cercare l’intelligenza ricorrendo a tutte e due queste fonti; io, però, mi concentro sulla teologia naturale, poiché essa offre un ponte valido tra le ricerche della scienza e quelle della religione. Credo fermamente che questi due magnifici campi umani di ricerca della verità siano consonanti tra loro piuttosto che in mutuo conflitto. Essi sono amici, non nemici, perché entrambi condividono la grande ricerca dell’uomo per la comprensione della verità tutta intera (pp. 149-150).
John Polkinghorne, Un universo intelligibile, in Simone Morandini (a cura di), Evoluzione e creazione. Una relazione da ritrovare, Edizioni Messaggero, Padova 2016, pp. 143-159.
Certain it is that a conviction, akin to religious feeling, of the rationality and intelligibility of the world lies behind all scientific work of a higher order. The firm belief, which is bound up with deep feeling, in a superior mind revealing himself in the world of experience, represents my conception of God.
Albert Einstein, “Principles of Scientific Research”(1918), Albert Einstein, The World as I see it (London: J. Lane, 1955), 131.
Through my scientific work I have come to believe more and more strongly that the physical universe is put together with an ingenuity so astonishing that I cannot accept it merely as a brute fact. There must, it seems to me, be a deeper level of explanation. Whether one wishes to call that deeper level ‘God’ is a matter of taste and definition.
Paul Davies, The Mind of God. Science and the Search for Ultimate Meaning (New York: Simon & Schuster, 1992)15.
I conclude from the existence of these accidents of physics and astronomy that the universe is an unexpectedly hospitable place for living creatures to make their home in. Being a scientist, trained in the habits of thought and language of the twentieth century rather than the eighteenth, I do not claim that the architecture of the universe proves the existence of God. I claim only that the architecture of the universe is consistent with the hypothesis that mind plays an essential role in its functioning.
Freeman Dyson, Disturbing the Universe (New York - London: Harper & Row, 1979), 251.