La trasmissione del patrimonio sociale


da Michael Polanyi, La conoscenza personale. Verso una filosofia post-critica, Rusconi, Milano 1990, pp. 349-352



L'azione combinata dell'autorità e della fiducia che soggiace all'apprendimento del linguaggio e al suo uso per portare messaggi, è un esempio semplificato di un processo che appartiene alla totalità della trasmissione della cultura alle generazioni successive.

La nostra cultura moderna è notevolmente articolata. Se un altro diluvio universale dovesse sopravvenire, il più grande transatlantico oggi esistente non sarebbe sufficiente a trasportare i milioni di volumi, le molte migliaia di quadri e le centinaia di diversi strumenti musicali, scientifici e tecnici insieme alla massa di specialisti qualificati a usare questi mezzi di articolazione, mediante i quali possiamo trasmettere all’umanità post-diluviana i resti più elementari della nostra civiltà. La vigente trasmissione di questo immenso aggregate di artefatti intellettivi da una generazione a un'altra avviene mediante un processo di comunicazione che procede dagli adulti ai giovani. Questa specie di comunicazione può essere recepita solo quando una persona colloca un grado eccezionale di fiducia in un'altra, l'apprendista nel maestro, lo studente nel docente, gli uditori popolari in illustri oratori o in scrittori famosi. Questa assimilazione di grandi sistemi di un patrimonio articolato da parte di novizi viene resa possibile solo attraverso un precedente atto di affiliazione, per il quale il novizio accetta di farsi apprendista in una comunità che coltiva questo patrimonio, apprezza i suoi valori e cerca di agire secondo i suoi criteri. Questa affiliazione comincia col fatto che un bambino si sottomette all'educazione all'interno di una comunità e viene confermato in questa sottomissione lungo la sua vita nei limiti in cui l’adulto continua a riporre una fiducia eccezionale nei leader intellettuali della stessa comunità. Proprio come i bambini apprendono a parlare supponendo che le parole usate alla loro presenza significhino qualcosa, così attraverso tutto l’ambito dell'apprendimento culturale il desiderio del giovane intellettuale di capire ciò che fanno e dicono gl'intellettuali a lui superiori suppone che ciò che essi stanno  facendo e dicendo abbia un significato nascosto che, quando verrà scoperto, risulterà soddisfacente fino ad un certo punto.

Ho parlato precedentemente dei preannunci euristici che si hanno quando si procede alla soluzione dei problemi, e ho mostrato come siano affini all'anticipazione, fatta da colui che apprende, che ciò che egli cerca di capire e di fatto ragionevole. Colui che apprende,  come colui che fa una scoperta, deve credere prima che conosca. Ma, mentre la preconoscenza di chi risolve un problema esprime fiducia in se stesso, i preannunci seguiti da colui che apprende sono basati prevalentemente sulla sua fiducia negli altri, e questa è un' accettazione di autorità.

L'atto col quale uno garantisce la propria personale sottomissione è, come un atto di congettura euristica, un appassionato riversare se stesso in forme ancora non sperimentate di esistenza. La continua trasmissione di sistemi articolati, che offre qualità pubbliche e durature alle nostre gratificazioni intellettive, dipende completamente da tali atti di sottomissione.

I processi di autotrasformazione sono essenzialmente informali, irreversibili e, fino a questo punto, acritici. Non c'è dubbio che, una volta che una scoperta è stata realizzata o colui che apprende ha padroneggiato l’argomento che gl'interessa, la tensione congetturale si riduce: lo scopritore può quindi dimostrare il suo risultato e colui che apprende può giustificare la conoscenza che ha acquisito. Ma la quantità di conoscenza che noi possiamo giustificare in base a prove direttamente a nostra disposizione, non può mai essere grande. Perciò una grandissima parte delle credenze che possediamo continua ad essere mantenuta di seconda mano attraverso la fiducia che riponiamo in altri, e nella grande maggioranza dei casi la nostra fiducia è collocata nell'autorità di un numero relativamente piccolo di persone che godono di largo credito.

Inoltre ciò che è vero nell'acquisto della conoscenza, si applica in modo simile a tutte le altre soddisfazioni intellettive. II modo come oggi nella società si coltiva il pensiero dipende completamente dalla stessa specie di fiducia personale che garantisce la trasmissione del patrimonio sociale da una generazione a quella successiva. Su questo punto scenderò nei dettagli quando descriverò l’amministrazione della cultura.

Frattanto devo aggiungere una qualificazione essenziale al principio di autorità. Ogni accettazione dell'autorità viene qualificata da qualche misura di reazione ad essa o perfino contro di essa. La sottomissione a un consenso è sempre accompagnata fino ad un certo punto dall'imposizione del proprio punto di vista al consenso a cui ci sottomettiamo. Ogni volta che noi usiamo una parola parlando e scrivendo, ci adattiamo a un uso e nello stesso tempo modifichiamo in qualche modo l'uso esistente; ogni volta che scelgo un programma alla radio, modifico un po' l'equilibrio delle valutazioni culturali correnti; anche quando faccio una spesa ai prezzi correnti, modifico leggermente tutto il sistema dei prezzi. In realtà, ogni volta che mi sottometto a un consenso esistente, inevitabilmente modifico il suo insegnamento; infatti mi sottometto a ciò che io stesso ritengo che esso insegni, e unendomi al consenso in questi termini esercito influenza sul suo contenuto. D'altra parte, anche il dissenso più drastico opera ancora  attraverso una sottomissione parziale e un consenso esistente: infatti il rivoluzionario deve parlare in termini che la gente possa capire. Inoltre chi dissente è sempre uno che insegna. Le figure di Antigone e del Socrate dell'Apologia sono monumenti di dissenzienti che dettano legge. Tali sono anche i profeti dell'Antico Testamento e tali sono Lutero e Calvino. Tutti i rivoluzionari moderni a partite dai Giacobini dimostrano similmente che il dissenso non cerca di abolire la pubblica autorità, ma la reclama per sé.

Non c'è dubbio che la sottomissione all'autorità e in generale meno deliberatamente assertiva di quanto lo sia un atto di dissenso. Ma non sempre. La lotta di sant'Agostino per credere nella Rivelazione fu molto più dinamica e originale di quanto lo sia il rifiuto della Rivelazione da parte di un giovane di oggi educato religiosamente. In ogni caso, a ogni passo del processo mediante il quale noi siamo educati e continuiamo a partecipare ad un consenso consolidato, esercitiamo qualche parte di scelta fra diversi gradi di conformità e di dissenso e ciascuna di queste scelte può significare una reazione più passiva o più assertiva.

Dobbiamo renderci conto nello stesso tempo di come queste decisioni apportatrici di credito sono inevitabili e di come sono incessanti e comprensive. Non posso parlare di un fatto scientifico, di una parola, di una poesia o di un campione di pugilato; non posso parlare del delitto della scorsa settimana o della regina d'Inghilterra, del denaro, della musica, della moda dei cappelli, di ciò che è giusto o ingiusto, banale, divertente, noioso o scandaloso, senza implicare un riferimento ad un consenso per il quale queste cose vengono riconosciute o negate di essere ciò che io dichiaro che siano. Devo continuamente sottoscrivere fino ad un certo punto il consenso o il dissenso esistente nei riguardi di esse, e in ciascuno dei due casi esprimo ciò che ritengo che il consenso debba essere rispetto a ciò di cui parlo. Il presente testo, nel quale ho descritto a modo mio l'interazione fra ciascuna espressione e il consenso pubblico, non costituisce un'eccezione a ciò che ho detto nel testo sulle espressioni di questo genere. In tutto il libro affermo le mie convinzioni, e lo faccio più particolarmente quando insisto, come faccio qui, che queste affermazioni e queste scelte professionali sono inevitabili, e quando sostengo, come farò, che questo è tutto quanto si può esigere da me.