Seminari 2017-18

II anno: Le immagini dell’uomo e della sua dimora (AA. 2017/18)

 

Il Seminario Permanente della Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare (SISRI) è un programma di formazione per giovani laureati, ricercatori e intellettuali, che desiderano arricchire i loro studi o la loro attività professionale con un più ampio quadro interdisciplinare, attento ai fondamenti filosofici delle diverse scienze e aperto ad approfondimenti di ambito umanistico, filosofico e teologico. I seminari, organizzati con metodologia partecipativa e indirizzati a giovani laureati con età non superiore a 35 anni, si svolgono a Roma durante 4 sabati per ogni anno accademico (novembre, dicembre, febbraio, marzo), dalle ore 10:00 alle ore 16:30.


4 novembre 2017

L’essere umano come soma

Giorgio Gruppioni, già ordinario di Antropologia nella Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università degli Studi di Bologna (Polo scientifico-didattico di Ravenna)


Ogni riflessione sull’essere umano non può prescindere dalla storia biologica della sua corporeità, una storia le cui tappe fondamentali ci vengono oggi narrate dall’evoluzione del suo soma, la cui morfologia è sostanzialmente quella dei primati superiori. Al tempo stesso il corpo dell’essere umano, pur condividendo la sua struttura anatomica e la sua fisiologia con gran parte degli altri viventi, risulta inequivocabilmente segnato da una formache gli è specifica. Le sue mani, la sua gestualità, il suo volto, il linguaggio con cui egli comunica, pur esprimendosi nel soma, rivelano qualcosa che sembra trascendere la mera corporeità e caratterizzare lo stesso soma come umano. Tale singolarità è oggetto anche delle scienze empiriche ma, attraverso di esse, si apre verso la riflessione filosofica ed esistenziale.

Testi consigliati per la preparazione al seminario:

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 Il problema proposto per il lavoro di gruppo

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2 dicembre 2017

L’essere umano oltre l’uomo: il cyborg

Alessandro Vato, Bioingegnere responsabile del laboratorio di Neural Computer Interaction presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto
   

Il progresso bio-tecnologico sembra obbligato a dirigersi verso concezioni dell’essere umano nelle quali la presenza di protesi e devices gli consentiranno un inedito enhancement di possibilità, segnando così una nuova tappa evolutiva nella storia della nostra specie biologica. In qual modo e fino a che punto la forma umana potrà conservarsi nel dinamismo di questa crescente interazione fra corpo umano e applicazioni tecniche? Il tema si colora spesso di notazioni fantascientifiche e talvolta ideologiche, ipotizzando una simbiosi fra uomo e macchina nella sintesi di un cyborg. Nasce qui la prospettiva del post-humanism, che pare voler implicare, a torto o a ragione, un futuro nel quale l’essere umano, costruendo se stesso, giungerà ad essere ciò che egli desidera. Tali prospettive devono però confrontarsi con l’antropologia, con l’etica e con quanto lo stesso progresso scientifico potrà ragionevolmente determinare.

Testi consigliati per la preparazione al seminario:

 

 Il problema proposto per il lavoro di gruppo

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10 febbraio 2018

L’essere umano come mind

Filippo Tempia, Professore ordinario di Fisiologia, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Torino

Da alcuni decenni, le neuroscienze cercano di tematizzare il rapporto fra mente e cervello, interrogandosi sull’eventuale irriducibilità del primo dei due termini al secondo. Una più accurata conoscenza dei processi biochimici e del funzionamento delle reti neurali è oggi in grado di rappresentare buona parte della fenomenologia di quei comportamenti che sono stati tradizionalmente associati alla dimensione spirituale dell’essere umano. L’essere umano sembra dunque qualificato da quanto reso possibile dal suo mind, da quanto esso custodisce. Quali sono i rapporti fra il mind e il self? È la percezione della nostra auto-coscienza a caratterizzarci ancora come “umani”? I diversi approcci delle neuroscienze sembrano imbattersi nel “mistero uomo”, come si esprimeva in passato John Eccles; un mistero che non pare dissolto, ma è proprio ciò che consente alle scienze di esplorare strati sempre più profondi e complessi del nostro “essere umani”.

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17 marzo 2018

L’essere umano come immagine di Dio

Rocco Buttiglione, Direttore della Cattedra di Filosofia e Storia delle Istituzioni Europee, Pontificia Università Lateranense

La Rivelazione ebraico-cristiana consegna alla riflessione filosofica, alla cultura e alle scienze, una concezione dell’essere umano dotata di una notevole originalità, quella di essere “immagine e somiglianza di Dio”. Tale concezione ha segnato di fatto gran parte del pensiero occidentale, con conseguenze nel campo del diritto, dell’etica, dell’economia e della politica. Ci si chiede come essa entri oggi in rapporto con le altre immagini dell’essere umano presenti nella cultura contemporanea, in qual modo le fondi, le provochi oppure le contraddica. Ci si chiede, ancora, quali dimensioni dell’essere umano sono caratterizzate da tale immagine, se la sua corporeità, la sua razionalità o la sua vita spirituale. Una “teologia del corpo” come quella proposta da Giovanni Paolo II, ad esempio, pare particolarmente adatta ad entrare in rapporto con l’antropologia filosofica e con le scienze naturali, favorendo una riflessione interdisciplinare sull’essere umano ove tutte le dimensioni, fisiche, biologiche ed esistenziali, possano essere assunte senza strappi.

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